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Le icone del corpo hanno dato vita a potenti narrazioni sociali della tarda modernità. Hanno concorso a costruire apparati simbolici che i media hanno elaborato, riprodotto e diffuso. Hanno fornito rappresentazioni della politica, dell'arte, del potere, della fede, della trasgressione. Hanno dato forma a domande di identità. Il riferimento al corpo dà evidenza a diritti (l'habeas corpus), a differenze (il genere, l'appartenenza etnica), a forme di stigma (povertà, esclusione, disabilità). Il corpo oggetto del desiderio, espressione di carisma, luogo privilegiato di un'estetica pubblica è anche divenuto spettacolo. Si è persino trasformato in un'arma (i kamikaze). Il volume analizza alcuni casi esemplari nella transizione dal Novecento all'ipermodernità. Ricostruisce la narrazione del Milite ignoto, che nei primi anni Venti fa del corpo di nessuno il corpo della Nazione. Si sofferma su icone della devozione (padre Pio) e del potere ( i "tre corpi" di Mussolini) nella stagione fra le due guerre. Propone una galleria di corpi raccontati da un mezzo, la radio, che non può mostrarli. Esamina icone della cinematografia (i telefoni bianchi, le maggiorate), dell'arte, dello spettacolo e della trasgressione - dalla culturista Lisa Lyon alla perfomer Orlan a Moana Pozzi -, delle tecnologie digitali (i corpi inventati dei videogame). La ricerca si conclude con l'analisi di un reality televisivo di successo, il Grande Fratello, come esempio di narrazione corporale nell'epoca contemporanea.